Dalla cucina all'analisi del polso. Dott. Silvano Pomari.

Attraverso i post precedenti abbiamo conosciuto la
Nadi vigyan
, la lettura del polso, e l’importanza della forza del paziente nella terapia ayurvedica, aiutati dal Dott. Silvano Pomari.

Tradizione del blog è scoprire l’ayurvedico per caso che è in ognuno di noi, ed il Dott Pomari scoppiando in una risata contagiosa mi racconta il suo percorso:


“Certamente, più ayurvedico per caso di me che ho iniziato con un corso di cucina!

Questo è stato l’inizio del percorso che mi ha portato a guardare la cucina in modo diverso e poi osservare la medicina con occhi diversi.

Il cibo e la ricerca di piatti e pietanze attraverso le storie e la cultura legate a questo, sono sempre stati un mio grande hobby, quindi quando nel ‘95 sono stato invitato ad un corso di cucina tenuto dallo chef americano Richard LaMarita, ho accettato.

Ero attirato dalla possibilità di scoprire piatti nuovi, non conoscendo cosa fosse in realtà la cucina ayurvedica e la preparazione dell’insegnante, quindi mi aspettavano tre giorni di novità culinarie assieme ad una decina di compagni d’avventura, tra cui alcuni colleghi medici, in mezzo alle colline della Valpolicella.

In quel gruppo ero l’unico che parlava inglese per questo mi sono offerto di accompagnare lo chef a fare la spesa quel pomeriggio nella zona, dove abbiamo preso tutto ciò che sarebbe servito per preparare i piatti.

Quei tre giorni si rivelarono un corso di cucina diverso, dove il cibo ha superato il semplice concetto di nutrimento o di soddisfazione del palato, divenendo un corso di medicina per il corpo e la mente.

Mettendo assieme il mio hobby, la cucina, ed il mio lavoro, il medico, attraverso l’āyurveda mi si è aperto un mondo nuovo.

In quel periodo si parlava molto dei radicali liberi, per questo organizzai a Verona un convegno dove mettere a confronto il professor Hari Sharma, direttore dell'Ohio Institute of Oncology, medico Ayurvedico ed autore di ‘Ayurveda e guarigione’ e di ‘Radicali Liberi’, ed il professor Corrocher, luminare dell’Università di Verona, dove mi sono laureato, per parlare dei radicali liberi, attirando un pubblico di oltre 200 persone.

Da qui, grazie al dott Sharma, La Marita, ed altri colleghi che mi hanno aiutato nelle basi dell’āyurveda, da cui tutti noi siamo partiti incontrando i primi insegnanti, quelle che definisco le scuole elementari dell’āyurveda, iniziai con vari corsi in India, per poi invitare medici indiani in Italia, in Germania, o in Francia, per corsi sia di diagnosi del polso ma anche di Vedanta.

Importante l'introduzione all'importanza del sanscrito in āyurveda, attraverso anche corsi di recitazione, aumentando in me l’interesse per questa medicina. 

La cosa più bella è stato mettere insieme le conoscenze dell’āyurveda con la mia formazione da medico, permettendomi di avere informazioni logiche e facili, di concetti che utilizzando solo le conoscenze occidentali lo prendo come un assioma senza avere spiegazioni.

Utilizzando i punti di vista dei doṣa (1), guṇa (2), ama (3), tamas (4) solo per citarne alcuni, si riesce ad avere un aspetto più ampio delle situazioni.”


“Come medico, qual è stata la difficoltà o il problema maggiore che si affronta approcciandosi con una medicina complementare?” 


“Bisogna essere molto flessibili, perché se ci si approccia con giudizio, presumendo di essere dalla parte della ragione, si sta partendo con il piede sbagliato.

Studiando in India ho appreso l’importanza dell’umiltà, perché ho visto che i medici indiani certamente conoscono l’āyurveda, ma conoscono perfettamente la medicina tradizionale occidentale, cosa che non succede all'inverso

Qui ci si limita a fare un sorrisetto sarcastico quando si parla di āyurveda, ma questo è basato sulla protezione dell’ignoranza, non sulla protezione dell’āyurveda.

Un esempio è stato il mio esame con il Dott. Nambi, presso la SNA a Thrissur, mi ha chiesto la malattia del motoneurone, studiata 20 anni prima all’università, per poi spiegargliela sotto una visione puramente ayurvedica.

Questo per far capire che la preparazione dei medici ayurvedici è completa, praticando la medicina allopatica quando serve, in aiuto all’āyurveda.

Un grande insegnante è stato il Dott. Raju, con il quale facevamo lezione dal mattino alle 9 fino a sera alle 22, sentendo polsi tutto il giorno.”


“Quindi quanti polsi, se ci dovrebbe essere una quantità, si dovrebbero sentire per fare pratica?”


Gli indiani normalmente vanno per paradossi, quindi stabiliscono 500 al giorno, dovrebbero essere una giusta quantità, quindi è impossibile.”

Scoppiando in una fragorosa risata, continua: “Io ne sento almeno 50 al giorno, quindi mi reputo un privilegiato, perché faccio il medico di famiglia, per cui ai miei pazienti il polso lo sento praticamente a tutti.

Comunque è una conoscenza straordinaria, ricordo quando ho fatto 25 anni come medico presso una casa di riposo per non autosufficienti dirigendo il centro Alzheimer, dove non c’è nessun effetto placebo, nessuna influenza da parte del paziente. 

Soprattutto nei dementi e nelle persone con livello di coscienza molto basso e pre comatoso o con demenza senile, la diagnosi del polso si rivela una tecnica utilissima per capire la situazione.”


“Ricordo che mi accennava della sua abitudine di formarsi un’ora al giorno.”



Ci sono i libri, gli insegnanti, lo studio, l’esperienza.

Come non si impara solo dai libri, non si impara nemmeno solo dagli insegnanti e così via.

Ad oggi continuo ad imparare, imparare è anche capire come adattare la conoscenza ayurvedica nell’ambiente dove si opera.

Il passaggio di creare un centro di medicina ayurvedica presso l'Hotel Caesius è stato importante, poter collaborare con dei terapisti, poter prescrivere una dieta adeguata durante la terapia.

Prima mi definivo un “medico zoppo” perché mi mancavano gli altri pilastri, perché facevo le prescrizioni e finiva lì.

Sicuramente non è facile adattare le esigenze dei pazienti, quelle organizzative e quelle della terapia.

Ma come abbiamo accennato prima, il primo passaggio è aprirsi ed essere più coscienti, mediando tra le varie necessità, l’āyurveda insegna anche questo.”


Note:

1- Doṣa: Principio e sostanza bioenergetica (Āyurveda, F.J. Ninivaggi, ed Ubaldini). Alterazione, malattia (Diz. Sanscrito Ed Avallardi).

2- Guṇa: Qualità o attributo, caratterizza tutta la materia.

3- Ama: tradotto in " non digerito", come prodotto di una cattiva digestione, quindi tossico per il corpo.

4- Satva, Rajas e Tamas: tradotti come triguna o mahaguna: "I triguna si rendono necessari per attivare la conoscenza del sé. Da loro dipendono gli stati psichici dell'uomo". (Curarsi con l'ayurveda. Swami Joythimayananda, Ed Frilli). "Questi tre attributi forniscono la base per distinzioni del carattere umano e le differenze individuali nelle inclinazioni psicologiche e morali". (Ayurveda: la scienza dell'autoguarigione Dr. Vasant Lad, Ed Motilal Banarsidass.).